Origini del Rottweiler
Origini del Rottweiler
Il Rottweiler, un tempo chiamato Rottweiler Metzgerhund (cane da macellaio della città di Rottweil) e oggi il “Rott” dai suoi appassionati, possiede il tipo del cane da bovaro al più alto livello di perfezione. Migliorato e selezionato dai tedeschi, è oggi ovunque il più diffuso e il più apprezzato dei bovari. Non sono, però, solo questi i motivi della fama del Bovaro Tedesco. Qua e là, i suoi fan diventato numerosissimi al pari di quelli del Boxer e del Dobermann, e addirittura, comincia a mettere in ombra l’universale Pastore Tedesco.
l Rottweiler fino negli anni 30, era praticamente sconosciuto fuori della Germania, ed è stato necessario aspettare gli anni 60 per il suo effettivo insediamento in diversi paesi del mondo, ma soprattutto nei paesi anglosassoni, paesi rinomati per la loro influenza sulla notorietà delle razze. Un’enciclopedia pubblicata nel 1971, riferiva che, con 400 nascite all’anno negli Stati Uniti e 200 in Gran Bretagna, il Bovaro Tedesco si era ormai “assicurato la sopravvivenza”. In Francia i primi esemplari sono comparsi negli anni 70.
Il Rottweiler deriva dal “mastino” e si tratta di un cane “di razza robusta”, direttamente disceso dai Molossi, allevati per il combattimento e per la guerra, ma che fu adibito a compiti più pacifici, per i quali erano indispensabili un coraggio a tutta prova e una fermezza unita a una certa abilità. Questi compiti erano la conduzione dei bovini tanto in fattoria quanto per strada o accanto ai macellai. Se questa componente ereditaria molossoide fu predominante nel cane, a motivo del lavoro richiesto, nuove esigenze sorte successivamente (mobilità, ricettività dell’addestramento ecc.), hanno richiesto l’incrocio con razze da pastore e che, alla fine, sono riusciti a modificare l’aspetto di questo cane.
Tuttavia, anche se il Bovaro Tedesco è stato trascurato nel corso dei secoli (non lo si trova dipinto da un artista famoso, né sotto forma di statua, né descritto da qualche grande scrittore), non sarebbe corretto concludere sostenendo che le sue origini siano indeterminate ed oscure. I suoi antenati sono conosciuti e, anche celebri. Essi sono i molossi romani, certo non i “Canes Pugnaces” che venivano lanciati contro le fiere nell’arena o contro i barbari, ma quelli che custodivano e guidavano gli armenti al seguito degli eserciti, ossia, i “mastini”. La parola mastino deriva dal latino “mansuetus”, addomesticato. Gli antenati del Rottweiler erano molossi addomesticati.
Naturalmente, questi erano capaci di fare la guardia agli accampamenti, funzione che in effetti assolvevano. Prima di lanciarsi all’assalto delle primitive e turbolente tribù della Germania, le legioni romane colonizzarono l’Elvezia e costruirono una rete di vie di comunicazione attraverso l’intero paese. Partendo dal passo del San Gottardo, una di queste raggiungeva, dopo aver superato il valico della Furka, l’attuale cantone di Berna e l’Entlebuch; un’altra si dirigeva verso nord attraverso l’Argovia e Sciaffusa, una terza piegava a est verso l’Appenzell. Tramite questi nomi, si ritrovano le regioni note per essere state la culla di 3 dei 4 Bovari Svizzeri, il Bovaro del Bernese, il Bovaro dell’Entlebuch e il Bovaro dell’Appenzell.
Questi cani, certo, sono sensibilmente diversi dai Rottweiler, ma un occhio esperto può trovare numerosi punti comuni. Quanto al 4° Bovaro Elvetico, il Grande Bovaro Svizzero, non gli è stata attribuita una denominazione geografica più precisa a motivo della sua diffusione molto più ampia ed è d’altronde il Bovaro elvetico che più si avvicina al Bovaro Tedesco. Mentre diverse stirpi si insediavano, i Romani proseguirono oltre. In particolare, essi stabilirono un vasto accampamento militare permanente a Rottweil (nell’attuale Baden-Wurttemberg), utilizzato per controllare gli irrequieti Germani al posto di colonizzarli. E’ dai cani da bovaro di quell’accampamento che discende il Rottweiler.
La sua origine risale ai tempi degli antichi Romani come accompagnatore delle legioni quando varcano le Alpi, stanziandosi nella regione di Rottweil in Germania. Il suo nome deriva proprio da questo luogo, dove diventa noto come “il cane dei macellai” per via del suo impiego: l’animale ideale per custodire e condurre le mandrie. Forte e potente, tra i suoi progenitori si individua il Mastino tibetano, antenato comune di tutti i molossoidi. Il Rottweiler rischia la scomparsa quando l’attività dell’allevamento cede progressivamente il passo all’industria. Resiste all’estinzione e dall’inizio del 1900 la sua fama sale alle stelle in Germania dove nascono i primi Rottweiler club tedeschi. Si diffonde rapidamente in tutta Europa nella seconda metà del secolo e ai giorni nostri arriva ad essere una delle razze più popolari anche negli Stati Uniti. Purtroppo la sua diffusione si accompagna a stereotipi e sciocchi luoghi comuni, su tutti quelli che lo associano all’etichetta di “cane killer”. Niente di più sbagliato per una razza che, pur eccellendo come cane da guardia e da difesa, si contraddistingue per un temperamento docile e di fedeltà assoluta al proprio padrone.
Nel Medioevo la città imperiale di Rottweil divenne un centro commerciale importante, che richiamava gente non solo dall’area svizzera, ma anche da luoghi più lontani, come dalla Francia o dall’Ungheria. Non meraviglia, quindi, che i commercianti di bestiame e i macellai abbiano formato solide corporazioni a Rottweil e che, nella regione, i Bovari si siano moltiplicati. Infatti, a partire dal XVIII secolo, quando la città raggiunse l’apice della prosperità e ricchezza, i cani da macello di Rottweil avevano raggiunto una certa fama.
Anche se non destarono un enorme interesse negli appassionati di cani tanto che il grande naturalista A. F. Brehm, nonostante abbia descritto numerosi tipi di cane del suo tempo, non abbia mai citato i cani di Rottweil. Soltanto Richard Strebel, in un’opera pubblicata a Monaco di Baviera nel 1905, “Die Deutscher Hunde und Ihre Abstammung” (Il Cane tedesco e la sua genealogia), li ricorda rapidamente. Questo grande appassionato di molossi collega il Rottweiler Metzgerhund ai bovari Svizzeri, benché lo consideri come un anello tra questi ultimi e i Bovari della Baviera, ai quali il riconoscimento come razza è stato accordato soltanto per la varietà a pelo duro (lo Schnauzer Gigante).
Come numerosi altri cani da bovaro, anche quello di Rottweil avrebbe potuto non comparire mai sulla scena cinofila. Nel 1900, nella stessa città di Rottweil, non fu possibile trovare che una sola cagna degna di rappresentare il tipo locale, per il semplice motivo che là, come del resto in Francia o in Inghilterra, il trasferimento su strada di grandi armenti apparteneva ormai al passato, poché intralciava una circolazione sempre più intensa, e che al suo posto era subentrato quello per ferrovia.
Quanto alla città di Rottweil, non attirava più i commercianti; in poche parole, la razza di un tempo famosa, rischiava di scomparire per sempre. Fortunatamente, agli inizi del secolo, alcuni intenditori risoluti, fondarono un club della razza e si affrettarono per definire uno standard, che fu riprodotto nel 1904 nella monumentale opera “Le razze di cani” del conte di Bylandt.
Temperamento: Il Rottweiler è infatti un cane affettuoso ed obbediente. Se ben addestrato si rivela un ottimo compagno di giochi per i bambini, capace di instaurare legami profondi con il proprietario. Può reagire con aggressività solo quando minacciato. Non sopporta le catene.
Aspetto: Razza di grandezza medio-grande, con una corporatura solida e potente. È dotato di una dentatura robusta e mascelle pronunciate. La stazza non gli impedisce però di avere tra le sue caratteristiche forza ed elasticità. Si presenta con il caratteristico manto corto e lucido, con pelo corto di colore nero e coda tagliata corta.
Curiosità: È una di quelle razze per le quali si registra una differenza netta nell’indole degli esemplari maschi e di quelli femminili. Mentre il maschio si pone come iperdominante, la femmina risulta decisamente più mansueta e disciplinata.
Il Rottweiler è stato adottato dalla polizia e dall’esercito tedeschi alle unità antisommossa; è anche il cane più impegnato dalla polizia austriaca; si è fatto ricorso a lui in parecchie prigioni americane; infine, è inserito in un commando paracadutisti in Brasile. Non è, quindi, per nulla un cane poco serio.
D’altro canto, può essere utilizzato come cane da valanga o cane da catastrofe, può praticare tutto le discipline sportive ed è assai apprezzato come cane d’intervento o per la sorveglianza di magazzini e locali. E’ stata sottoposta a verifica persino la sua attitudine a trovare i tartufi ottenendo eccellenti risultati.
Il ritorno del Rottweiler in Italia
Il rottweiler, che già nei tempi passati si era diffuso in tutta Europa, verso gli Anni Trenta compare anche oltre oceano, in America, qualche anno dopo in Inghilterra e via via in tutto il mondo. In Italia da dove millenni orsono partirono i suoi progenitori, fece ufficialmente ritorno solo nel 1939. In quell’anno infatti i libri di origine (LOI) dell’E.N.C.I., che risalgono al 1881 riportano 8 iscrizioni.Due soggetti importati dalla Germania dal Gran Uff. Paolo Scerni, di nome Hero vom Hackerbrucke (nato il 25 marzo 1936) e Gunda vom Hackerbrucke (nata il 15 maggio 1935) vennero iscritti ai libri genealogici probabilmente solo nel momento in cui fu indispensabile farlo per ottenere i pedigree relativi ai cuccioli da loro generati nel 1939.
Si deve ritenere perciò il 1939 l’anno ufficiale del ritorno del Rottweiler in Italia e dell’inizio dell’allevamento Italiano. Negli anni seguirono altre importazioni ed iscrizioni al LOI. Nel 1952 furoni iscritti due fratelli di origine Svizzera Ari ed Asta vom Wilkelhof, nel 1953 Norma Vom Luisen Hohe, a seguire Alex vom Martinsberg e Ondra vom Zabergau. Alex e Ondra divennero campioni Italiani, i primi in assoluto nel 1954.
Un grosso passo avanti fu compiuto grazie all’importazione nell’agosto del 1955 di Ero vom Hackerbrucke (ZB. 33632). Infatti dall’accoppiamento con Alice vom Forchen Kopft (importata nel 1953) vennero i primi positivi risultati d’allevamento. Essi generarono nel 1956 il primo Campione Italiano nato in Italia, Arko di Rotargus. L’allevamento di “Rotargus” nacque proprio in quegli anni grazie alla passione dei due soci i dottori Armando Colombo e Gustavo Sala ed è da ritenersi il primo vero allevamento Italiano con scopi di selezione. Xilone e Xirrina von der Luisen Hohe (importate nel 1956), Rita vom Kohwald (importata nel 1958), Linda vom Jakobsbrunner (importata nel 1958) furono le fattrici con cui Ero ebbe numerosi figli eccellenti, alcuni dei quali divennero campioni Italiani. Fu grazie a questo allevamento”Rotargus” che alle esposizioni Italiane apparvero i primi Rottweiler; all’Esposizione di Milano del 1960 fu presentato un gruppo di allevamento di quasi venti soggetti.
Purtroppo nei primi anni sessanta il “Rotargus” perde quella vigoria che lo aveva contraddistinto dagli inizi; la razza conobbe allora un periodo abbastanza opaco affidato solamente all’iniziativa dei privati. Nel 1972 il Sig.. Federigo Lensi e la moglie Carla Romanelli iniziarono ad interessarsi alla razza con il desiderio di allevarla e a tale scopo importarono dalla Germania due cuccioli fratelli, Nick e Nelly vom Kallenberg nati il 23 Aprile 1972 da Berno vom Albtal e Gunda vom Kallenberg e successivamente nel 1973, Diana von der Hofreite nata il 5 Agosto 1973 da Bodo von der Mais e da Bonni vom Hause Lohnert. Nel 1974 al sig. Federigo Lensi viene riconosciuto dal Kennel Club Nazionale, l’affisso dell’allevamento “della Riva Petrosa”. Ed è da questo allevamento che nasce Ives della Riva Petrosa, nato da Diana von der Hofreite e da Fetz vom Waldacquelle: Ives deve considerarsi il miglior riproduttore nato e cresciuto in Italia negli anni Ottanta.
Nel 1973 fu importato dalla Germania all’età di circa un anno dal sig. Tosi, Carlo vom Liebersbacher Hof, nato il 20 Aprile 1972 da Bulli vom Hungerbull e Barbel von der Wacherburg.
Carlo e Diana von Hofreite generarono diversi buoni soggetti, in modo particolare Jessica della Riva Petrosa, miglior soggetto assoluto all’esposizione Mondiale di Verona nel 1980.
Negli anni 1970/80 sorgono altri allevamenti quali della “Contessa” di Alda Rossigni, della Valle Peschiera del sig.Novazzi, di “Quario Rondo” di Ettore Quario Rondo, quello dello Scorpione di Marco Scardassa e altri ancora
L’eredità del passato, ai giorni nostri
Quanto raccontato dall’allevatore Bruno Morstabilini rappresenta l’eredità di ogni amante della razza. Questa eredità nobile, capace di creare attorno a questa razza un numero cospicuo di appassionati ha vissuto negli anni successivi due momenti topici.
Al pari di altri paesi, anche l’Italia ha accolto con entusiasmo questa razza, facendola in breve tempo balzare ai vertici delle razze più allevate in Italia. Ad affascinare è stato sicuramente il suo aspetto grande, solido e di grandi diametri cefalici, misto ad un espressione sicura, trasmessa dagli scuri occhi bruni a mandorla. Ha conosciuto quindi un passato di grande diffusione, svolgendo la sua mansione di guardiano, di compagno di vita, garante di una serenità domestica come pochi altri cani avrebbero saputo. Questo suo successo ha trovato una guida indispensabile nel club di razza, che ha saputo contribuire ad un integrazione sociale di questi cani, attraverso verifiche attitudinali e morfologiche.
Fin da subito è stata in pieno recepita la prova di selezione che veniva svolta presso il club tedesco, applicandola con il rigore critico di chi svolge un’attività di tutela e di promozione della razza. Gli appassionati “attempati” ricorderanno la diffusione in passato di informazioni, attraverso riunioni di club, video vhs e consigli elargiti durante le prove di selezione circa la necessità di favorire il contatto dei giovani rottweiler con qualsiasi contesto di vita quotidiana, facilitando quindi il processo di socializzazione e di educazione continua al fine di garantire la corretta integrazione sociale.
Dopo aver primeggiato per anni in cima alle classifiche di gradimento nazionali, il rottweiler vede negli ultimi 8 anni un progessivo calo delle iscrizioni di cucciolate. Questa flessione è la stessa che si registra in altri paesi del mondo e riflette anche il gradimento spesso mutevole dei cinofili mondiali per le razze canine. La storia recente del rottweiler racconta anche del disagio vissuto con la promulgazione di decreti legge volti a risolvere una grave piaga sociale, caratterizzando come aggressive talune razze in quanto tali piuttosto che analizzando il problema delle aggressioni. Inoltre non è stato mai possibile individuare quei soggetti non iscritti all’ENCI o all’anagrafe canina, e non è stato mai riconosciuto il ruolo chiave che il club di razza ha avuto nel certificare l’equilibrio e l’affidabilità dei soggetti posseduti o prodotti dagli stessi soci.
In questo calderone di idee, i mass-media hanno avuto la meglio, creando un’ondata di sfiducia verso questa nobile ed antica razza. Se si pensa poi che proprio il numero dei soci del rottweiler club non si è ridotto e che il numero dei soggetti iscritti ai raduni, alle speciali, alle prove di lavoro ed a quelle di selezione è rimasto stabile se non aumentato, vale la pena credere che questa flessione riguarda proprio quella parte poco interessata alla razza quanto invece attratta dal facile guadagno, che ha potuto speculare approfittando di un successo commerciale che oggi si è ridimensionato.
Il tempo però è galantuomo ed oggi un nuovo decreto ministeriale prova a ridare dignità innanzitutto alla specie canina ed alla cinofilia, ma anche fornisce quelle indicazioni da tempo desiderate da tutti per una reale convivenza sociale. Continua quindi l’attività di tutti quegli appassionati che oggi orgogliosamente portano il nome dell’Italia in giro per il mondo, coronando di successi un allevamento nazionale di buon livello.
A tal proposito il club si è impegnato a pubblicare nello spazio a lui dedicato sulla rivista dell’ENCI, i risultati delle speciali di club e dei campionati sociali, per avvicinare tutti gli appassionati di questa razza ai risultati che in Italia si è capaci di ottenere. E’ sempre maggiore inoltre il numero di privati soci del club che preferiscono sottoporre ad una valutazione morfologica ed attitudinale come lo ZTP (prova minima per la riproduzione del Rottweiler Club Italiano) prima di far riprodurre i propri cani ed è sempre maggiore la cultura cinofila che guida la selezione.
La selezione del Rottweiler Club Italiano
Nel rispetto delle attitudini della razza e con il senso di volere garantire nel tempo queste doti uniche, il club di razza dal 1995 ha posto in essere lo ZTP. Questa prova che trae il suo nome dall’acronimo tedesco che indica la valutazione delle doti minime di attitudine alla riproduzione, tiene conto di una valutazione morfologica e caratteriale dei soggetti testati. Si svolgono annualmente un minimo di sei prove di ZTP, omogeneamente distribuite sul territorio nazionale, al fine di avvicinare quanti più appassionati a questo tipo di prova. La prova prevede una verifica dell’identità del soggetto, una valutazione morfologica completa di rilievi biometrici che vengono riportati nella scheda di valutazione, ed una prova caratteriale minima che tiene conto dell’equilibrio del soggetto di fronte a situazioni di possibile vita quotidiana e delle doti di buon difensore rispetto ad una minaccia improvvisa ed a distanza effettuata da un figurante. Su i soggetti testati inoltre vengono dati consigli o meglio suggerimenti d’allevamento ai proprietari affinché i problemi morfo-caratteriali non vengano sottovalutati e possano aiutare nella oculata scelta del riproduttore o della fattrice più idonea per una riproduzione improntata al miglioramento genetico. Dal 1997 lo ZTP inoltre è un titolo indispensabile per l’omologazione di campione sociale e di campione nazionale. Qualche anno dopo il titolo è stato anche richiesto come requisito dei genitori dei soggetti che ambivano all’omologazione di giovane campione sociale.
Il Rottweiler Club ha inoltre da subito recepito quanto proposto dall’ENCI circa la individuazione di riproduttori selezionati indicando lo ZTP quale requisito necessario per tale attestazione. Accanto a questo requisito, che implicitamente considera un riscontro radiologico delle anche compreso tra i gradi “A” e “C”, viene richiesto un accertamento radiologico conoscitivo sull’articolazione del gomito e la qualifica di almeno MB per i maschi e di B per le femmine in raduno o mostra speciale. L’allineamento a questa nuova disposizione fornisce uno strumento di ulteriore qualificazione dei riproduttori, orientando i futuri proprietari in una scelta d’acquisto più consapevole.
Queste attività, accanto ai raduni di razza ed alle prove di lavoro, hanno caratterizzato un’attività intensa volta a tutelare e migliorare questa razza ma sostenuta dalla base da un grande numero di appassionati che scelgono di migliorare i propri prodotti, sulla base di criteri di valutazione sempre più oggettivi. Gli strumenti di informazione, l’intensificarsi degli spostamenti anche all’estero, ha creato una maturità di coloro i quali allevano questa razza che fa ben sperare circa il futuro. L’eredità raccolta è di valore inestimabile ed è il momento che ogni amante della razza si impegni a garantire le doti naturali di questi soggetti, ben lontane da quanto percepito fin’ora dall’opinione pubblica. Se ancora oggi un neofita sceglie di avvicinarsi al rottweiler e lo vuole accanto a se come compagno di vita è perché questa razza dimostra di avere quelle doti di nobiltà, forza e sicurezza che la rendono unica nel suo genere. Vale la pena ricordare a tutti quale sia la descrizione del rottweiler riportata nello standard di razza, la stessa che ogni appassionato deve preservare: “Discende da stirpe socievole e pacifica e per natura ama i bambini; è affettuoso, obbediente, addestrabile ed amante del lavoro. Il suo aspetto imponente lascia intuire le sue origini. Il suo comportamento è sicuro, solido di nervi ed intrepido. E’ sempre vigile e attento al mondo che lo circonda”.
Pubblicato sulla Rivista ENCI “I Nostri Cani” – Dicembre 2009 – Scritto da Bruno B. Morstabilini e Francesco Mira